
L’ARTE DEL BOTER A VENEZIA
- ilarianidini
- 26 ott 2021
- Tempo di lettura: 1 min
Aggiornamento: 21 giu 2023
“Evviva l'arte del boter che l'è un magnifico mestier!"
È sempre stato talmente alto il consumo di vino a Venezia, che la corporazione dei fabbricanti di botti (la Scuola Arte dei Boteri) non conobbe mai periodi di crisi, da quando si costituì nel 1271. Per costruire le botti di legno (rovere o abete) naturalmente occorreva un continuo approvvigionamento di materia prima, anche in considerazione del fatto che la legge della Serenissima consentiva a ogni maestro di possedere fino a 1500 doghe. Bene, ma dove si comprava tutto questo legname?
Anche qui la particolarissima toponomastica veneziana ci viene in aiuto, perché la risposta è nascosta in un "nizioleto" del Sestiere di Castello: "Barbaria de le Tole". Proprio qui si trovavano numerosi depositi di legname dove venivano lavorate le tavole grezze "tole" e i falegnami toglievano le "barbe" cioè piallavano le cortecce degli alberi.
Nel sestiere di San Polo, in calle San Mattio 815 e in calle de l’Arco 456 ci sono le "porte da bote" (botte). Queste porte e relativi stipiti furono sagomate per permettere l’accesso alle botti nei magazzini (magazen) o nelle malvasie (ostarie o furattole, caneve, sanmarchi, bettole, bàcari, cantine, ecc.).
Sempre nel sestiere di san Polo, c’è la calle dei botteri dove venivano fabbricate le botti.
A riva del vin (vicino al ponte di Rialto) ormeggiavano le barche da vin.
I mercanti da vino erano riuniti in una confraternita che si raccoglieva presso la vicina chiesa di S. Silvestro e in un’altra erano riuniti i venditori, i portatori e i travasadori da vin.
L'Arte dei Boteri (bottai) aveva sede di fronte alla Chiesa dei Gesuiti e anche i Boteri avevano un proprio simbolo.








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